Sono una “Boomer”, appartengo alla schiera di persone nate tra il 1946 e la metà dei favolosi anni ‘60. È stata una fortuna venire al mondo nel pieno della ricostruzione, dove c’era lavoro per tutti e la fiducia nel futuro ha spinto i nostri genitori a tramutare la sicurezza economica in una primavera demografica.
Ogni generazione ha qualcosa in cui si identifica: un leader, un film, un libro o una canzone. La mia ha vissuto di rendita sulle rivoluzioni culturali del pacifismo e del femminismo, sugli scioperi e la ribellione che hanno scardinato regole sociali immobili pur conservando la propensione verso il lavoro e partecipando all’aumento dell’istruzione e al desiderio di indipendenza.
Ero piccola per i grandi raduni rock ma ho vissuto l’influenza di chi aveva letto Jack Kerouac, ho indossato le minigonne prima e severi completi da ufficio poi. Siamo stati generazioni liquide che hanno seguito le forme della società in trasformazione e abbiamo sentito di esserne parte integrante. Prima della pandemia il tempo si era dilatato: le donne erano considerate nel pieno a cinquant’anni e l’asticella della vecchiaia veniva costantemente alzata.
Adesso, mentre scrivo la lista della spesa su un block notes le cui pagine riportano frasi celebri di filosofi e letterati, mia figlia, che userebbe il telefono anche per fare il caffè, ride e mi prende in giro. Dice: “ok, Boomer, ancora utilizzi gli appunti filosofici?” Queste parole le ha utilizzate anche una giovane parlamentare in Nuova Zelanda la quale, indispettita dalle continue interruzioni di un collega anziano mentre lei sollecitava un rinnovamento generazionale del potere, si è rivolta a lui in modo ironico e poi ha ripreso a parlare. E’ stato come dirgli: “Ok, ho capito, ma adesso falla finita”!
Sicuramente aveva visto il video virale su Tik Tok nel quale un uomo dai capelli molto brizzolati affermava che i giovani “non vogliono crescere e i Millennnials hanno la sindrome di Peter Pan”. Vicino si vede un ragazzo con un foglio sul quale è scritta la frase: “Ok, Boomer” che equivale a: “Va bene vecchietto, come vuoi tu”. Per tutti arriva il momento in cui si è lontani anni luce dal luogo dove la giovinezza esige il libero accesso. Bisogna prenderla con filosofia, meglio brillare come candele che venire commiserati, prima di essere spenti con un semplice clic.
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