Nutrirsi e curarsi camminando per prati e boschi
di Emanuela Fanni – Scuola di Nauropatia Consè

Raccogliere erbe della flora spontanea potrebbe sembrare un’attività difficile da praticare. Potremmo pensare che portare a casa radici, bacche, fiori o foglie per preparare una ricetta, usarli per sostenere un malessere fisico, o ancora per prepararci un cosmetico o altro da utilizzare anche in altri momenti dell’anno, sia difficile e non praticabile per noi “abitanti della città”.

In realtà, la nostra memoria arcaica e i lunghi periodi in cui l’uomo, in stretto rapporto con la natura, riusciva a raccogliere ciò che di stagione in stagione cresceva negli incolti, trovando in esso gran parte del proprio sostentamento, ci rende relativamente semplice il recupero di questa pratica.

Natura ed emozioni

Da sempre l’uomo “guarda ed annusa” la natura, flora, fauna e l’ambiente che lo circonda e da esso trae indicazioni. Anche se apparentemente oggi viviamo lontani da prati o boschi un qualche cosa di arcaico, un ricordo, un’emozione, conservati nella nostra mente ci fanno percepire l’ambiente naturale come un’esperienza interiorizzata. La sede di questa memoria emozionale arcaica è il nostro sistema limbico che da sempre, insieme al talamo ed alcune aree della neocorteccia frontale è coinvolto e conserva l’esperienza olfattiva.

Gli odori sanno attivare la memoria episodica: cioè quella forma di memoria a lungo termine che custodisce i ricordi e così, quasi senza saperlo, il nostro passeggiare per boschi ci riporta il ricordo di questo “sapere sentito”, annusato. Sono queste emozioni che creano in noi il forte legame e ci fanno dire: “quando riesco a fare una passeggiata mi sento bene, come ritemprato, mi sento a casa”.

Il paesaggio ha un effetto diretto sulle nostre emozioni: il verde e gli alberi riducono quelle negative, come la rabbia, ed esaltano la gioia. Vi sono profumi freschi come carni di bambini, dolci come oboi, verdi come prati, e altri, corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno l’espansione delle cose infinite, come l’ambra, il muschio, il benzoino e l’incenso, che cantano i trasporti dello spirito e dei sensi. Charles Baudelaire

Una ricerca olandese condotta su quasi 350.000 persone ha dimostrato che vivere a meno di un chilometro da un’area verde è protettivo per molte malattie: da quelle cardiovascolari alle respiratorie, dal mal di testa ai disordini dell’apparato digestivo, fino ai dolori muscolari e, soprattutto, all’ansia e alla depressione. Ecco allora che il nostro andare per prati e boschi, il ricreare quel contatto antico con una natura che da sempre ci sostiene, cura e nutre, ci dà anche la possibilità di ridurre i nostri livelli di stress. Secondo studi recenti, la nostra autostima, memoria e creatività traggono benefici e miglioramenti da questo naturale contatto.

Alcune piante da osservare, odorare e raccogliere in questo periodo

In primavera ed estate la natura offre il meglio di sé. Andando per prati possiamo trovare tantissime erbe commestibili, abbiamo solo l’imbarazzo della scelta subordinata esclusivamente alla nostra conoscenza di piante e territorio.

Tarassaco (Taraxacum officinale)

Possiamo trovare il tarassaco (Taraxacum officinale), conosciuto anche come “dente di leone” che ci può offrire in modo generoso: radici, foglie, fiori e boccioli. Il tarassaco è sicuramente una delle erbe di più facile riconoscimento. È impossibile, anche per un non assiduo frequentatore di campagne e incolti, non riconoscere le sue fioriture gialle e non è un caso che si presenti nei nostri prati proprio all’inizio della primavera viste le sue proprietà depurative, soprattutto del fegato, nel periodo in cui il nostro organismo necessita di eliminane le tossine e purificarsi, preparandosi così al nuovo ciclo.

Il temine “taraxakos” deriva dal greco e significa “io guarisco” ed infatti tante sono le sue proprietà: digestive,
diuretiche, contro ritenzione idrica, cellulite, ipertensione. Possiamo raccogliere le foglie più tenere e piccole, insieme a qualche fiore, da consumare crude in insalata o in misticanza con altre erbe, oppure cotte in abbondante acqua e consumate a piacere.

Con i bei fiori gialli di questa pianta, possiamo fare una confettura che avrà anche le caratteristiche di un blando lassativo e diuretico. Come procedere: raccogliamo un’abbondante quantità di fiori (almeno 200), se
ci predisponiamo con l’animo gioioso e anche un poco infantile, magari coinvolgendo in questa attività i nostri bambini, diventa un momento di gioco e condivisione. Procediamo lavando i fiori e facendoli asciugare, mettendoli poi a sobbollire con un arancio ed un limone tagliati a pezzi che abbiano la buccia edibile, in 1 litro di acqua per circa 60 minuti.

Tarassaco boccioli

Coliamo e raccogliamo il succo a cui aggiungeremo circa 700 grammi di zucchero. Lasciamo cuocere fino al raggiungimento della giusta consistenza. Un’altra ottima ricetta da preparare con i boccioli ancora ben chiusi sono i “Capperi di tarassaco”. Il procedimento è il seguente: laviamo e asciughiamo i boccioli, li mettiamo poi in un contenitore alternandoli con del sale grosso e li lasciamo a riposare per 20 ore. Dopo di che li sciacquiamo con dell’aceto per togliere tutto il sale. Predisponiamo dei vasetti, mettiamo i capperi di tarassaco, aceto quanto basta per coprirli, qualche grano di pepe, una foglia di alloro. Lasciamo riposare un po’ di tempo prima di consumarli. Non hanno niente da invidiare ai loro fratelli omonimi.

Un’altra erba, colorata di lilla, che cominciamo a vedere nei nostri prati è il trifoglio. Se raccogliamo il suo fiore possiamo preparare un delizioso risotto. Ecco cosa ho raccolto per l’ultimo che ho cucinato: fiori di trifoglio, tenere foglie di primula, fiori di primula e violetta piccole acetosella e nuovi getti di rovo, qualche piccola foglia di frassino e piantaggine. Ho raccolto anche un poco di erba cipollina per fare il soffritto, dopo aver lavato e tagliuzzato erbe e fiori, li ho aggiunti al soffritto per procedere poi con la solita cottura per un risotto. Il suo gusto è delicato, il suo profumo dolce ed il suo aspetto appetitoso.

Trifoglio

La Borsa del pastore prende il suo suo nome dalla forma triangolare dei suoi frutti che assomiglia alla bisaccia utilizzata un tempo da chi andava a governare le greggi. La pianta è veramente molto diffusa, sino al limite da essere infestante. Riempie gli incolti di queste fioriture bianco candito. Come altre erbe spontanee si può lessare e utilizzare poi per le più svariate preparazioni oppure con le foglioline basali crude in insalata. Ha importanti qualità emostatiche ed astringenti e si può utilizzare in decotto in caso di mestruazioni abbondanti e dolorose, emorroidi o diarrea. Per preparare un decotto, si immerge una manciata di borsa del pastore in mezzo litro d’acqua, si fa bollire per 5 minuti e si lascia a riposare per circa 10 minuti.

Poi filtrare e bere durante il giorno, lontano dai pasti. Per la tisana, il procedimento è lo stesso, ma si usa la pianta fresca o secca. Come cicatrizzante emostatico locale per ferite ed emorroidi: preparare un decotto con 20 gr di borsa del pastore in 200 ml di acqua. Far bollire per 10 minuti, filtrare, inibire una garza sterile e fare impacchi sulla ferita. Contro l’epistassi: pestare la pianta fresca, imbibire una garza del suo succo e farne dei tamponi nasali. Oppure utilizzare la polvere della pianta, opportunamente essiccata e finemente pestata in un mortaio.

Fiore borsa del pastore

Dobbiamo, sempre ricordare che molte piante utilizzate per uso fitoterapico possono avere delle controindicazioni o interazioni farmacocinetiche, con conseguente modifica dell’assorbimento, della distribuzione, del metabolismo, dell’eliminazione del farmaco. Questo non ci deve inibire rispetto all’uso delle piante ma riconoscendone il loro potere curativo, indurci a mantenere le dovute attenzioni all’uso.

Così come la nostra raccolta per essere proficua e apportatrice di benessere deve essere svolta seguendo poche, ma importanti indicazioni:

  • mai raccogliere le erbe spontanee in zone
  • vicino a corsi d’acqua inquinati,
  • lungo le strade,
  • vicino ad insediamenti industriali.
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