“Qualunque cosa ti accada, nel corpo o nella mente o nel cuore, oppure nella consapevolezza, provocherà un cambiamento nell’intero organismo: ne sarai influenzato nel tuo complesso. Le membra di un’unità organica non sono solo parti assemblate, c’è qualcosa in più”.
Osho, Discorsi, 1953/90
L’uomo è una macchina perfetta ed è progettato per funzionare al meglio. Molto spesso, però, il dolore acuto e cronico accompagna le nostre giornate. Alcuni di noi sono così abituati a provare dolore che quasi non si rendono più conto di quanto sia invalidante e limitante. Se io ti chiedessi, ad esempio: “Cosa senti in questo momento nel tuo corpo? Disturbi, contratture, fastidi, dolore sono presenti?” Ti fermi mai ad ascoltare il tuo corpo e i segnali che ti manda? Come spiega la Metamedicina “Ogni sintomo è un messaggio” (Claudia Rainville).
Nella nostra cultura occidentale la visione preventiva del dolore o della malattia è ancora poco presente, si tende ad arrivare allo stremo e chiedere aiuto quando proprio non ne possiamo fare a meno. Il dolore però, agisce anche sullo stress perché c’è un’alterazione del nostro assetto ormonale in quanto vi è un aumento di adrenalina, noradrenalina e cortisolo, portando così a un lento e graduale esaurimento psicofisico. Le strade sono molte per combattere il dolore. Innanzitutto, è necessario capire se esiste una causa organica con adeguati esami diagnostici medici. E se la causa organica non esiste? Oppure, se la causa organica da sola non è in grado di spiegare l’entità del nostro dolore?
Come ci insegna la Medicina cinese da millenni, spesso è la psiche, lo Shen disturbato, l’emozione a peggiorare o creare una situazione patologica che ha ripercussioni sul fisico, il dolore, infatti, non ha solo una componente organica. La postura è molto importante, possiamo definirla lo specchio della nostra personalità e delle nostre dinamiche interiori. Lavorare solo sul corpo dimenticandoci che noi siamo l’unione di “corpo mente spirito” non permette di ottenere risultati duraturi ed efficaci. In particolare, per quanto riguarda il dolore alla zona cervicale, le problematiche psico-emotive sono 3:
1. Eccesso di responsabilità, troppo peso sulle spalle (la famosa sindrome di Atlante che portava il mondo sulle spalle). In questo
caso può esserci concomitante anche un iniziale o conclamato valgismo all’alluce.
2. Incapacità di dire “si” o “no” agli eventi della vita. La settima vertebra cervicale, in particolare, permette di ruotare il collo e quindi dire sì o no alle situazioni o agli stimoli esterni. Se per esempio siamo incapaci di manifestare il nostro dissenso al mondo può essere che che il collo somatizzi il nostro disagio.
3.Frustrazione o rabbia agiscono sul Fegato, creano stasi energetica che si riflette sul meridiano di Vescica Biliare che, guarda caso, raggiunge e attraversa il collo. In particolare, questo riguarda soprattutto i dolori nucali associati a cefalea e/o vertigini.
La cervicalgia ci parla, quindi, di una certa rigidità associata ad un forte senso del dovere, come se emozioni e razionalità non riuscissero a dialogare bene in modo fluido e le persone che soffrono di dolore al collo faticano molto a mantenere l’equilibrio nella propria vita perché sono in continua lotta tra l’avere tutto sotto controllo, tenere a bada le proprie emozioni per paura e dall’altra parte anche il forte senso di responsabilità che soffoca perché ci si carica di tutto anche di pesi non propri.
Ti riconosci in uno dei casi sopra esposti?
– Sei una persona che tende a caricarsi delle problematiche altrui?
– Non sei in grado di manifestare appieno il tuo parere, sia in positivo che in negativo?
– Ti senti arrabbiato, frustrato, infelice? Può essere interessante iniziare ad associare un’emozione al tuo stato di dolore, e quindi non sarà più “Ho male al collo” ma “Sono arrabbiato con il mio capo e ho male al collo”. Quindi la soluzione qual è? Curare il collo o il proprio disagio emotivo?
Ovviamente servono entrambe le cose, un trattamento al collo cui si può associare ad esempio una serie di sedute di Counseling per imparare a gestire l’emozione sottostante. In questo caso, è chiaro che ridurre il carico di impegni e imparare a non scappare dalle proprie emozioni per vivere più in linea con chi siamo è la strada efficace per stare meglio, se si vuole risolvere davvero il problema e andare a fondo all’origine del disturbo.
Ognuno di noi somatizza nella parte che ha costituzionalmente più debole, o più sottoposta a tensioni in un determinato periodo di vita. Ovviamente il discorso è molto più complesso, ci sono numerose situazioni emotive che possono portare a somatizzare su collo e spalle. Però già avere consapevolezza che esistono altre possibilità di approccio ai problemi che viviamo e iniziare a percepirsi come ad un insieme più ampio di prospettive e soluzioni è un notevole passo avanti.
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