Difficoltà, dolori e qualche vantaggio della Didattica a Distanza
Silvia Fusi

Didattica a Distanza (DAD) e Homeschooling sono termini ormai entrati a far parte del vocabolario comune di scuole e famiglie. A causa dell’emergenza Covid-19, le scuole sono state improvvisamente chiuse a partire da febbraio 2020, lasciando così alunni, genitori e insegnanti a fare i conti con un metodo completamente nuovo di fare e seguire le lezioni.

Questa realtà ha colpito duramente tutti coloro che fanno parte del mondo scolastico, in particolar modo gli insegnanti, che hanno dovuto ripartire da zero senza poter vedere i propri alunni di persona, conversare con loro in maniera totale, costruendo del nuovo materiale digitale, e molto altro. Abbiamo chiesto a Samuela Zanelli, tutor e docente presso il Centro di Formazione Professionale SCAR di Roé Volciano di raccontarci come è stato per lei e i suoi colleghi dover affrontare questa situazione in quest’ultimo anno e ancora oggi.

“Innanzitutto, mi viene da fare una differenziazione tra il lockdown di marzo/aprile 2020 e la situazione attuale in cui siamo diventati molto più competenti. Nel primo lockdown è stato veramente difficile iniziare a fare didattica a distanza, specialmente perché nella mia scuola non eravamo attrezzati e nemmeno preparati a farlo. Abbiamo le Lim da qualche anno, e alcuni insegnanti le usano regolarmente con materiale già digitalizzato ma altri hanno dovuto costruire da zero tutto il materiale.”

“Imparare a usare le piattaforme è stata una delle parti più complesse, ne abbiamo cambiate tre e poi ci siamo affidati a Meet. Passavamo i pomeriggi ad aiutarci a capirne il funzionamento. Tutto ciò, unito alla preparazione delle lezioni e all’incertezza di sapere se questo lavoro sarebbe servito anche in futuro e per quanto tempo, hanno causato grande stanchezza mentale e fisica.”

Le cose sono però migliorate con il passare dei mesi. Una volta appreso il funzionamento di Meet, e delle altre piattaforme ideate specificatamente per l’Homeschooling e la Didattica a Distanza, il meccanismo ha preso il giusto ritmo.

“Io adesso non potrei più fare a meno di alcune funzionalità di questi strumenti, perché ho imparato ad usarli e ho compreso la loro utilità. Ad esempio, inizialmente usavo solamente le mail per mandare comunicazioni e ricevere compiti, ma con 160 alunni come nel mio caso, risultava molto impegnativo. Adesso usiamo G Suite, e trovo già tutto diviso in cartelle per ogni alunno, ho la visione totale di chi mi ha mandato i compiti e chi manca. Quando torneremo in presenza penso che continuerò ad utilizzarlo, perché supporta molto il lavoro.”

Ma i problemi e gli svantaggi della DAD sono tanti e si sono fatti sentire. Valutare le verifiche, e in generale l’attenzione e i progressi degli alunni è diventato molto complicato. C’è chi, come la professoressa Zanelli, ha modificato le prove in modo da valorizzare le competenze, quanto un alunno ha capito dell’argomento, piuttosto che il mero contenuto, facilmente copiabile da casa. Alcune materie tuttavia non si prestano a questo sistema.

Infine, non sono mancate le difficoltà pratiche, come trovare uno spazio a casa senza “contaminazioni” da parte della famiglia; problemi fisici legati alla tensione e alle diverse ore trascorse davanti allo schermo del computer; le incognite della connessione internet, non sempre ben funzionante, specialmente per chi vive nei paesi più piccoli.

“A me in particolare, soprattutto all’inizio quando eravamo a casa e anche mio figlio non andava a scuola, pesava soprattutto non avere il tempo, solitamente dato dal tragitto da scuola a casa, per decomprimere e passare dal ruolo di professoressa a quello di donna, mamma e moglie.”

“L’aspetto più negativo della DAD rimane comunque la mancanza di una relazione diretta e spontanea con gli alunni, che è possibile solo in aula. Le lezioni da casa aumentano la distrazione degli studenti, creano difficoltà di ascolto, ma soprattutto rendono difficile l’approccio personale e individuale con i ragazzi. Io sono anche tutor, e mi manca ho la possibilità di comunicare, con un gesto o con un momento di dialogo dedicato, come facevo di persona.”

“Temiamo molto che la depressione e l’ansia sociale aumentino a causa dell’assenza di relazioni vere, in presenza, del contatto tra gli studenti e con noi docenti. Le lezioni sono uguali per tutti e per questo impersonali e c’è il timore che gli alunni non si sentano visti e ascoltati nella loro individualità.”

Un vantaggio rilevante invece c’è stato per quanto riguarda gli studenti con BES (Bisogni Educativi Speciali) e DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) che dopo l’estate sono rientrati in presenza, e hanno così potuto ricevere un’attenzione e una concentrazione maggiore da parte di insegnanti ed educatori.

“È innegabile comunque che la presenza in aula cambia completamente la qualità delle lezioni, dei rapporti tra il personale didattico, gli studenti e i genitori. Mi manca poter dedicarmi agli alunni in classe, e anche confrontarmi con il corpo docenti immediatamente sui ragazzi e su altre questioni scolastiche, in corridoio e al cambio delle lezioni. E specialmente mi/ci è mancato il supporto umano quotidiano. Tra colleghi ci aiutiamo sempre anche a distanza, certo, ma un sorriso o una parola di conforto dal vivo sono benzina e medicina per tutti, grandi e piccoli!”

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