Dall’Università e il Conservatorio alla piscina, fino al Paratriathlon, la storia di coraggio e passione della campionessa Anna Barbaro: come lo sport le ha salvato la vita.
La maggior parte di noi l’ha conosciuta grazie alla medaglia d’argento guadagnata alle Paralimpiadi di Tokyo nel 2021, ma c’è chi la seguiva già prima. Noi di IDM abbiamo avuto la possibilità di parlare con lei, per conoscere ancora meglio la sua storia. Anna Barbaro è un’atleta della Nazionale di Paratriathlon, ma prima di tutto è una persona incredibile, una lottatrice che ha saputo rialzarsi e reinventare completamente i suoi sogni e la sua vita. A causa di un virus, all’età di 24 anni ha iniziato ad avere problemi di vista notturni, e nel giro di pochi mesi aveva bisogno di essere accompagnata in ogni attività quotidiana, perché non vedeva più. Anna stava già realizzando i suoi obiettivi, con una laurea in Ingegneria e il Conservatorio.
“Sono andata in crisi” ci racconta Anna, “pensavo: ‘perché proprio a me? Cosa farò ora?’. Fortunatamente ho sempre avuto la mia famiglia e il mio compagno, attuale marito, a fianco, che mi hanno supportata e soprattutto hanno accettato i miei tempi. Quando succede una cosa di questo genere, una persona ha bisogno dei propri tempi, che sono soggettivi e diversi per ognuno, per riprendere in mano la propria vita. Io, grazie alla forza che ho trovato in me stessa e nelle persone vicine, sono riuscita a reinventarmi un sogno e renderlo realtà.”
Questa realtà si chiama Paralimpiadi, ma il sogno non finisce mai. “Non so dire quale sia il mio prossimo sogno, perché per me l’obiettivo più grande di chiunque è essere felici nel proprio quotidiano, soddisfatti delle proprie giornate, senza rimpianti.”
Lo sport è stata la salvezza di Anna Barbaro, le ha permesso di rinascere e ripensare alla propria vita con un nuovo scopo e una grande passione. Ha iniziato a nuotare per caso, perché suo papà l’ha accompagnata in piscina, un modo per provare ad avere una nuova prospettiva di movimento libero. Da lì, una continua evoluzione che l’ha portata al Triathlon.
“Questa disciplina mi permette di unire gli sport che amo di più e stare all’aria aperta. Lo sport secondo me è un’importante palestra di vita, che si è presentato al momento giusto nella mia, una vita nuova che ho dovuto abbracciare e imparare a vivere. Lo sport mi ha aiutata nella consapevolezza di me stessa ma anche a socializzare con gli altri. Vivere in un mondo fatto di regole e un ambiente con ruoli precisi insegna a vivere meglio il quotidiano.”
Il tema ripetuto della vita di Anna è sicuramente il sogno, qualcosa che lei stessa si prefissa e che la motiva. Nel 2012 il suo sogno non era una cosa grande come le Paralimpiadi o le medaglie, ma un obiettivo grandissimo per la sua quotidianità: ottenere un cane guida, per poter avere nuova libertà e poter fare le cose semplici da sola. “Oltre ad allenarmi, collaboro con l’ASD Polisportiva Team 14 di Reggio Calabria, fondata dal mio allenatore Giuseppe Laface, per permettere a sempre più atleti disabili di iniziare un percorso nello sport. In particolare, li aiutiamo affinché non abbiano vergogna o paura. Reggio Calabria, e in generale il nostro Paese, ha ancora delle difficoltà, è indietro nella conoscenza della realtà delle disabilità. Ad esempio, è stato molto difficile riuscire a ottenerne un cane guida. A piccoli passi sento però di aver raggiunto delle vittorie.”
Il suo cane Nora è per Anna un ausilio fondamentale, fonte di conforto e sicurezza. “È la mia metà, senza di lei non avrei potuto fare sostanzialmente tutte le cose che ho fatto, tra cui allenarmi, studiare, laurearmi, fare la spesa. Ogni disabilità comporta dei diritti fondamentali, che cerco ogni giorno di far valere, grazie a progetti nella mia città. Trovo ancora grandi difficoltà nella burocrazia e nelle istituzioni, ma quello che mi dà la forza di crederci è che vedo nei cittadini la voglia di cambiare e fare la differenza.”
Anna Barbaro ha conseguito, dopo la laurea in Ingegneria, una laurea in Scienze Religiose. Per lei la fede è un motore molto forte, nei momenti peggiori ha trovato una guida fondamentale nella fede francescana. Attualmente lavora per il Ministero della Giustizia. Mentre continua ad allenarsi senza sosta con le Fiamme Azzurre, la sua società di appartenenza. Nonostante i successi incredibili ottenuti nella sua disciplina, tra cui la già citata medaglia d’argento alle Paralimpiadi di Tokio e il 2° posto al Mondiale di Abu Dhabi, Anna è una persona vera, genuina e con i piedi per terra. Alla domanda se si sente di esempio o ispirazione per gli altri, risponde: “Mi vergogno sempre quando mi riconoscono o mi fanno i complimenti, perché penso di aver raggiunto questi risultato facendo ciò che mi piace, per me stessa. Ma se una cosa è stata bella per me, e nello stesso tempo ha suscitato emozioni ed è stata bella anche per altri, perché non posso essere uno spunto, qualcuno che dia forza a chi si trova perso come ero io quando ho iniziato questo percorso?”
Durante lo sconforto e l’immensa paura data da un virus con il nome ancora sconosciuto che le ha portato via la vista, Anna Barbaro ha trovato voglia di vivere e coraggio grazie alla storia di persone come Alex Zanardi e la stessa Charlotte Bonin con cui poi ha vinto la medaglia d’argento a Tokyo 2020.
“Se la mia medaglia a Tokyo o le mie gare possono essere uno stimolo positivo, perché no. È bellissimo quando i bambini mi chiedono l’autografo e lo fanno con sincerità. Io fortunatamente rimango sempre me stessa perché ho la mia serenità familiare, la mia quotidianità.”
Con Charlotte Bonin ha creato un incredibile legame: “mi sono affidata completamente a lei. Lei è i miei occhi e grazie ai risultati raggiunti insieme ho capito di aver riposto bene la mia fiducia.”
“Durante una gara non pensi a niente, solo che devi andare avanti. Il dolore va bene perché poi passa, la fatica e la stanchezza vanno bene, bisogna andare avanti ed essere ancora più stanchi. Per un atleta lo sport è sempre un’evoluzione, l’avversario più temibile sei tu stesso, devi superarti in ogni allenamento, a volte ci riesci altre no. Ogni giorno è diverso, ma ci provi sempre.”
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